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Il Fagiolo Gialét

Detto anche fasol biso, per la sua forma rotondeggiante, il Gialét è nella memoria storica della Val Belluna e la sua coltivazione è documentata dall’ inizio del ‘900.

Ma è solo una, anche se tra le più pregiate, delle varietà coltivate in questa zona, dalla quale, a partire dal1530 circa, si diffusero i fagioli in Italia.

La ragione per cui gli studiosi considerano queste valli la culla dei fagioli italiani è legata alla storia di un umanista e teologo bellunese, Giovanni Piero Valeriano, che studiò e visse alla corte papale negli anni a cavallo tra il1400 e il 1500.

Di ritorno nelle sue terre, portò con sé alcuni fagioli regalati dal Papa Clemente VII e provenienti dal Sud America, con la promessa di avviarne la coltivazione.

Da allora il fagiolo è diventato uno dei protagonisti della cucina dei ceti più poveri, permettendo alla popolazione di sopravvivere alle carestie cicliche e all’imperversare della pellagra.

Il Gialét è sempre stato un fagiolo di pregio: era coltivato non tanto per il consumo delle famiglie contadine quanto per essere venduto al “padrone” o ai ceti più agiati.

Ha semi tondeggianti dalla colorazione giallo intenso con note verdoline, l’ilo convesso e bianco.

È tenerissimo, la buccia si scioglie in bocca, il sapore è delicato ed è molto digeribile; lascia un sentore di castagna che si adatta bene ai dolci e che può anche accompagnarsi con il pesce.

Attraverso l’ammollo (che deve durare 20 ore) e una cottura di almeno 1 ora facendo sobbollire, triplica le sue dimensioni e perde in buona parte la sua colorazione.

Da tempo il fagiolo Gialét è a rischio di erosione genetica poiché è coltivato solo da agricoltori nei paesi posti nella Val Belluna in destra e sinistra del fiume Piave, che si tramandano il seme in ambito familiare.

Per questo motivo nel 2012 si è costituita un'associazione che riunisce appassionati e agricoltori impegnati a riportare sul mercato questa varietà coltivando piccoli appezzamenti secondo pratiche sostenibili.

Area di produzione: Comuni di Feltre, Pedavena, Borgo Valbelluna, Cesiomaggiore, Santa Giustina, SanGregorio nelle Alpi, Sospirolo, Sedico, Belluno, Ponte nelle Alpi, Limana, Fonzaso, Sovramonte, Seren del Grappa, Alpago.

La coltivazione ancora oggi è manuale, la semina avviene a maggio e la raccolta a settembre.

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